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Che Dio v'assista, teneri virgulti

Il Decalogo per i giovani di Leonardo da Vinci


I

Figlioli, onorate i genitori e rispettate gli educatori

poiché sono i depositari del bene e dello scibile

che s’acquista solo con la pratica assidua.

Non siate bischeri, stimando avventatamente

che i vostri genitori siano dei tiranni

e i maestri una gualdana di tattamei.

Fate capitale dei buoni consigli domestici, dell’insegnamento

dei precettori, della fatica e del sacrificio.

Siate creta molle nelle mani dei modellatori che operano

per il vostro maggior bene e per l’unità.

E diffidate dei cattivi maestri che insegnano

la superbia e la furbizia, l’odio e la divisione.


II

Abbiate caro lo studio,

è come il timone per il nocchiero, le redini per il cavaliere,

la lanterna per il viaggiatore notturno.

Non disdegnate d’imparare la storia, le scienze, la matematica,

l’arte di pensare e conversare in modo ornato

e ogni altra disciplina che arricchisce la mente.

Il maggior bene, che niuno potrà rubarvi, è la cultura.

Voi sarete ciò che sapete e capirete il mondo in cui vivrete

in virtù della conoscenza, che non è un badalucco

ma una lettera di cambio, un lasciapassare.


III

Appassionatevi al volo.

Ma diversamente da me, che m’illusi di emulare

gli uccelli, praticate il volo pindarico.

Liberate la mente, istruitela a giostrare nell’aere,

a volteggiare come una rondine o un aquilone.

Siate fantasiosi, creativi, prodighi d’ingegno.

Affrancatevi dal pensiero dominante,

dai luoghi comuni, dai pregiudizi.

Volate alto ma senza ricorrere agli artifici,

di qualunque natura essi siano.

Non abbiate paura di farlo, figlioli, imperocché

non può cadere l’uomo che spiega le ali dell’intelletto.


IV

Coltivate l’amicizia, ma solo quella che poggia

su nobili colonne: la sincerità e la rettitudine.

Sappiate distinguere infra l’amico vero

e quello che simula per calcolo o per invischiarvi

nella pania dell’errore e del vizio.

La vera amicizia si nutre di luce, gioia e sorrisi.

Scalda il cuore e consola nell’ora dello sconforto.

Siate cauti, adunque, e rifuggite la complicità

di chi si pasce d’ombre e agisce con volgarità d’animo.

Isolate i prevaricatori e i vili che si muovono in branco

acciò la prepotenza fallace celi la loro miseria umana.


V

Siate i costruttori del futuro, gli artefici del cambiamento,

i rifondatori dell’umanesimo.

Mettete al bando l’egoismo, la pigrizia e l’ignavia.

Ponete al centro del vostro universo

l’essere umano e i suoi reali bisogni, la giustizia sociale e

l’amore, di cui abbisogna che comprendiate

la profonda valitudine.

Amare significa fare dono di sé e sacrificarsi per lo bene amato.

Codesta è la via maestra per costruire un mondo armonico

al cui centro torni a governare l’Uomo Vitruviano.


VI

Adoperatevi per preservare la natura, l’ambiente in cui vivete.

Il Sommo Fattore non ci ha donato la beltà

acciò ne facessimo scempio ma per godere d’essa

e sublimare la nostra condizione.

Rispettate le acque, le risorse e gli animali,

imperocché non siamo i signori della Terra ma i suoi ospiti

e il comportarci a guisa di barbari cagionerà sofferenza,

distruzione e vergogna irreparabile.


VII

Credete nei veri valori e coltivate gli ideali.

Ponetevi degli obiettivi anziché affidarvi al caso

e sperare nella fortuna o nelle imprese effimere.

Siate concreti e tenaci, non sprecate i talenti né il vostro tempo

per pisciare controvento o vendere vesciche.

Mettete a dimora un sogno e innaffiatelo ogni giorno,

sì da vederlo crescere come una pianticella finché diverrà

la pianta robusta sotto le cui fronde raccoglierete frutti copiosi.


VIII

Siate per gli altri quello che il faro acceso è per il vascello

navigante in mare nel cuore della notte.

Siate l’ansa in cui ci si ripara dalla procella.

Date l’esempio acciò di voi si dica che siete un cane pastore

e non la pecora stolta che asseconda la legge del gregge.

Abbiate il coraggio di essere liberi

e di indicare la strada nuova agli altri

invece di mettervi in colonna su quella comune e affollata.


IX

Poiché la natura è piena d’infinite ragioni,

che non furon mai in isperienzia, non chiudetevi come ricci

pavidi di fronte al mistero e ai grandi mutamenti.

Non esitate a immergervi nelle acque profonde

giacché le ostriche contenenti la perla si trovano sul fondo.

Impugnate la torcia che è dentro di voi

e stendetela davanti a voi.

Vedrete cose che i più non vedono e sentirete il desìo

di stracciare il velo dell’ignoranza che vi ottenebra.


X

Non disperate mai, teneri virgulti.

 La vita non è una tavola imbandita ma nemmeno la mensa dei poveri.

Il Primo Motore si prende cura anche di un pettirosso e

non caricherà mai sui vostri omeri

un peso che non siete in grado di sopportare.

Adunque, abbiate fede nell’Intelligenza Cosmica

e affrontate la vita e le sue prove con animo fiducioso,

confidando che non sarete mai soli,

che siete amati e realizzerete

il compito per il quale siete venuti al mondo.

Giuseppe Bresciani ©

Nota dell’autore.

Ho scritto questo testo nel 2019, sulla falsariga del mio romanzo “Le infinite ragioni”, attribuendone la paternità a Leonardo da Vinci. Doveva essere recitato in uno spettacolo teatrale programmato alla Casa del Teatro dei Ragazzi di Torino nell’ambito del progetto “Celebrando Leonardo 500”, ma la performance fu annullata e il testo è rimasto inedito.

Lo pubblico sul mio website dedicandolo ai giovani, dai cinque ai novantanove anni.

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